Maggio 4, 2024

La battaglia dei ghiacci

All’inizio del 1200,  dopo la fine della Rus’ di Kiev e dopo il caos seminato dalla invasione mongola, il Principato di Novgorod assunse egemonia territoriale ma restava minacciato: ad Est dalla Finlandia e dalla Svezia, aspiranti al monopolio delle ricche rotte commerciali; ad Ovest dall’Ordine dei pugnaci Cavalieri Teutonici, insediatisi in Estonia e Lituania. Pertanto, sotto la guida di Aleksandr Jaroslavich, passò alla controffensiva e scrisse una formidabile pagina di indipendenza a margine della vittoria della Neva.

Nel 1240 però la agguerrita Confraternita irruppe ancora sui suoi territori e conquistò brutalmente Pskov, mandando al rogo chiunque si fosse rifiutato di convertirsi al Cristianesimo.

Il Condottiero, nel frattempo, fu esiliato ma nel 1242, per effetto di una nuova e dirompente iniziativa dei Cavalieri, fu richiamato a difendere la patria.

Senza indugi, egli assunse il comando della Fanteria locale e della temibile Cavalleria leggera mongola.

Per contro, la Cavalleria pesante dei Teutonici era costituita da un centinaio di Uomini cui si affiancavano Unità di Fanteria Tedesche e Danesi e Mercenari estoni, decisi ad ogni sorta di razzia.

Essi marciarono verso Est, mentre Aleksandr Jaroslavich perseguiva l’obiettivo di farsi inseguire fino al luogo che aveva prescelto per la battaglia.

Il 5 Aprile del 1242, le Parti si incontrarono in uno stretto andito tra il Sud e il Nord del lago di Ciudi.

I Cavalieri, col Vescovo Hermann von Buxhövden, mossero in un primo attacco delle Cavallerie pesanti, contando di sfondare le linee nemiche col successivo assalto delle Fanterie.

Forte della conoscenza dettagliata del terreno che si presentava assai scivoloso, Aleksandr compattò i Suoi sul campo e tenne impegnati gli Avversari fino all’arrivo della Cavalleria Mongola che, cogliendoli ai fianchi, li mise in rotta obbligandoli alla ritirata.

Sui fatti, tuttavia, furono scritte due versioni diverse:

l’una assume che, nel pieno dello scontro, il Principe ordinasse di respingere la Fanteria nemica allargando i ranghi e spingendo la Cavalleria al centro dello schieramento. In tal modo, impacciata dalle pesanti armature, la coalizione teutonica sarebbe sprofondata con anche i cavalli nelle acque del lago ghiacciato e sarebbe stata finita a colpi di spada e di lancia;

l’altra sostiene che, a fronte della superiorità numerica delle forze di Novgorod, gli Avversari arretrassero su una fragile area di ghiaccio, morendo annegati.

Di fatto, da allora il decimato Ordine Teutonico incontrò sempre maggiori difficoltà nel piano di conquista dei territori russi, fino a rinunciarvi.

Antefatti

Il declino dell’egemonia della Rus’ di Kiev nella seconda metà del XII secolo fu enfatizzato dalla invasione mongola.

Mantenne l’autonomia il solo Principato di Novgorod che, alloggiato a Nord/Ovest e contiguo al Regno di Svezia ed all’irriducibile Ordine dei Cavalieri Teutonici, fondava la propria prosperità sulle rotte commerciali ed in particolare sulla via variago/greca che collegava il Baltico e il Mar Bianco con Kiev e Costantinopoli.

All'inizio del 1200, per prevenire l’occupazione svedese, Novgorod impose la propria sovranità sui Voti, Izoriani e Careliani.

Nell’inverno del 1225, il Duca Konrad di Mazovia chiese al Gran Maestro teutonico Hermann von Saltza il sostegno per difendersi dai Prussiani: in cambio avrebbe assegnato all’Ordine l’area del Kulmeland, nella bassa valle della Vistola.

I negoziati si conclusero solo il 30 giugno del 1230 quando ai Cavalieri fu promesso anche un terzo del territorio di Prussia.

Garantito nei patti da Onorio III e da Federico II di Hohenstaufen, Saltza inviò un centinaio di Armati e cinque Cavalieri guidati da Hermann Balk cui presto si sarebbero aggiunti rincalzi provenienti dalla Germania settentrionale.

Condotta la campagna di consolidamento, nel 1231 alla testa di un migliaio di Unità il Gran Maestro guadò la Vistola e, liquidati i Prussiani, secondo tradizione fortificò le posizioni conquistate edificando Thorn: primo insediamento teutonico sul territorio.

Da quel momento ed in particolare dalla Germania e dalla Boemia, giunsero Crociati e Coloni chiamati a garantire il saldo controllo delle Popolazioni locali, cui era imposto il battesimo; o l’esodo; o la morte.

Nel 1233 si scatenò un’ulteriore offensiva antiprussiana e sotto le insegne dell’Ordine si raccolsero Combattenti dei Principati polacchi: Konrad di Mazovia guidava i contingenti provenienti dai Ducati di Croazia e di Sandomidor con Enrico Duca di Slesia, con Vladislao Duca della Grande Polonia e con Swantopolk Duca di Pomerelia.

Nel corso di una manciata di anni la Confraternita acquisì il dominio dell’intera area.

A Nord, in Livonia la pressione delle pagane tribù lituane sui confini sud-orientali impegnò iivece il Vescovo di Riga, appartenente alla congregazione dei Cavalieri Portaspada: Gregorio IX li inglobò nella Comunità tedesca poiché una pesante minaccia agitava l’Europa cristiana orientale: i Mongoli, che nel 1240 conquistarono Kiev.

Parallelamente, la Svezia occupò l'Ingria.

Aleksandr Jaroslavič annientò gli Occupanti nella battaglia della Neva del 15 luglio e, da allora, fu chiamato Nevskij ovvero “della Neva”.

Egli contava, a quel tempo, soli ventitre anni!

Stando alle cronache, ferì a mani nude il Comandante svedese Birger Magnusson che si dette alla fuga e, conseguita la vittoria, mosse incontro ai livoni Fratelli della Spada entrati a Pskov già nel 1239.

In realtà, fin dall'inizio del 1200, le tribù baltiche avevano subito la potenza degli Stati cattolici settentrionali incaricati da Innocenzo III di una crociata che le convertisse ma, nei fatti, al centro dell’interesse non c’era l’evangelizzazione quanto il controllo delle coste e delle rotte cui aspiravano Tedeschi; Svedesi; Danesi.

Vent'anni di guerre portarono alla sottomissione di un territorio compreso tra la Polonia e il Golfo di Finlandia, diviso poi tra Confederazione livone e l’Estonia occupata dai Danesi e composta dalla fascia governata dai Portaspada e dalle Cattedre di Riga, Dorpat, Curlandia e Ösel.

La famiglia tedesca Buxhoeved del Vescovo Alberto di Riga, investito dall’Imperatore come Principe territoriale, e il Vescovo Ermanno di Dorpat, godevano di enorme potere nello Stato crociato ma spesso si scontrarono con quello stesso Ordine che pur avevano istituito e con la Danimarca, a sua volta decisa ad ampliare i propri confini.

Le tensioni favorirono l’arrivo del Legato papale Guglielmo da Modena, incaricato di conciliare le Parti: nel 1238 la sua mediazione produsse un trattato tra i Crociati e il danese Valdemaro col quale, dopo la battaglia di Šiauliai in cui cadde la gran parte dei Portaspada, essi furono accorpati dai Teutonici giunti nel frattempo dalla Terra Santa per contrastare i Prussiani.

Certi, dunque, che le irruzioni mongole avessero minato la potenza russa, nell’autunno del 1240 Crociati e Svedesi occuparono Pskov, Izborsk e Kopor’, dipendenti da Novgorod.

Il Principato richiamò l’Esule Aleksandr, confinato da un anno a Pereslavl: nel 1241 egli liberò i centri occupati e, appreso che gli Assalitori avevano messo al rogo anche Bambini, fece impiccare Cavalieri e Fanti estoni e voti.

Nella primavera del 1242, i Teutonici con truppe ausiliarie estoni massacrarono una guarnigione di Novgorod a venti kilometri da Dorpat.

Il 5 aprile, però, incontrarono, però, il giovane Condottiero presso lo stretto passaggio inducente al Lago dei Ciudi.

In quello stesso anno, Federico II mandò il primogenito Heinz in Prussia: l’urto tra la coalizione occidentale e i Tartari vide travolti i Cristiani, ma la mole di Perdite anche degli Aggressori ne spense le ambizioni.

Gli eventi produssero ampie ripercussioni nelle Popolazioni locali che, forti della debolezza del fronte crociato e aizzate dal Duca di Pomerania insorsero: le piazzeforti dell’Ordine caddero una dopo l’altra sotto i colpi dei Prussiani, che ritornarono alla antica fede pagana.

Per quattro anni si combatté senza sosta, finché i Vinti tornarono alla confessione romana: Innocenzo IV divise la Prussia in quattro Diocesi ponendovi a capo un Vescovo e l’Ordine teutonico ma, al centro dell’interesse generale, c’era la Livonia ambita anche dai Russi per il suo sbocco sul Baltico.

E fu guerra ancora.

Le Parti in contrasto erano la coalizione crociato/cristiana del Vescovo teutonico Ermanno e l’esercito di Alessandro Nevskij.

I dati sono esigui, ma pare che il cedimento russo incidesse sull’esito dello scontro trasformando la fuga in tattica di guerra: i Vincitori inseguirono gli Avversari in rotta e, una volta sulla sponda opposta del Lago Peipus, contrattaccarono.

Fu una tremenda carneficina: gli Arcieri, di estrazione mongola e turca, lanciarono una pioggia di frecce e i Crociati, privi di scampo, disordinatamente si spostarono sullo strato di acqua ghiacciata mai più prevedendone il cedimento….

Dopo l’eccidio, restituirono le terre conquistate e si dettero, su spinta di Innocenzo IV, a nuove campagne di evangelizzazione sui Lituani e sui Baltici.

La sconfitta dell’Ordine coalizzato con i Danesi archiviò le Crociate del Nord e Nevskij, eletto a simbolo del Nazionalismo russo, fu canonizzato nel 1547.

La strategia

Una delegazione proveniente da Novgorod si rivolse a Nevskij per contrastare l’impetuoso assalto teutonico dei territori fino a Poskov.

Il Principe riuscì ad organizzare un esercito capace di far fronte alla pericolosa minaccia.

Nel frattempo i Cavalieri conquistarono diverse città nel territorio russo, fino ad inoltrarsi nei pressi dalla stessa Novgorod e a massacrarvi Civili ostili al Battesimo.

Alexander li affrontò definitivamente il 5 aprile del 1242 sul lago Peipus ribaltando la propria inferiorità numerica in vantaggio: sapeva che i Teutonici attaccavano penetrando a cuneo al centro dello schieramento avversario, per scompaginarlo ed impedire l’affondo frontale.

Affidò allora ad un manipolo di Contadini capeggiati da un tal Buslaj la difesa delle salmerie ed il compito di tenere impegnata la prima linea nemica mentre egli stesso, fiancheggiato da un tal Gavilo attuò una manovra di conversione con la Cavalleria, attaccando i due fianchi della retroguardia tedesca.

L’effetto sorpresa fu drammatico: i Nemici arretrarono rapidamente verso i ghiacci del lago che, in virtù del mite clima primaverile, avevano cominciato ad assottigliarsi e, a causa delle pesanti ed ingombranti armature, con i loro stessi cavalli annegarono.

Aleksandr Jaroslavich detto Nevskij

Fu santificato dalla chiesa Russo-Ortodossa nel 1547 ed è Patrono di San Pietroburgo.

Regnò nel XIII secolo su Novgorod, città libera ed egemone nei commerci con le regioni Baltiche.

Sconfitti gli Svedesi sulla Neva, egli si ritirò nella sua isba sul lago Plestceevo ignorando l’invito a servire il Grande Kan e mantenendosi a disposizione costante della sua Gente.

Dopo aver ancora annientato gli Svedesi in Finlandia nel 1256, negoziò con i Mongoli dell’ Orda d’Oro e unificò i Principati della Russia settentrionale acquistando il ruolo di Eroe della Santa Madre Russia.

Dichiarato Santo nell’anno 1547, fu tumulato su ordine dello Zar Pietro I a San Pietroburgo e nel 1725, su indicazione della Zarina Caterina I, in suo onore fu istituito l’Ordine Imperiale di Sant’Aleksandr Nevskij: una delle più prestigiose decorazioni militari della Nazione.

Bibliografia

D. Nicolle: Lake Peipus 1242: Battle of the Ice

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