Maggio 31, 2023

Jane Grey

Con i loro vizi privati; le scarse virtù pubbliche; gli scandali; l’ipocrisia perbenista e i segreti, i Tudor furono Protagonisti del XVI secolo.

Fra i loro misteri dinastici, spicca la vicenda della diciassettenne Lady Jane Grey che, pedina sacrificata sull’altare di ambizioni, tradimenti e manovre politiche, fu vittima innocente di complessi giochi di potere della Monarchia inglese spietata con una Giovane ancora archetipo della ingenuità e dell’innocenza.

Jane, Regina d’Inghilterra e d’Irlanda dal 10 al 19 luglio del 1533, apparteneva alla famiglia reale.

Era stata educata in conformità del suo rango: avviata alla cultura umanistica, conobbe il latino, il greco, l’ebraico e l’italiano e fu zelante protestante.

Nata a Bradgate Park nell’ottobre del 1537, fu decapitata a Londra il 12 febbraio del 1553.

Figlia di Lady Frances Brandon, a sua volta figlia di Maria Tudor sorella di Enrico VIII, e di Sir Henry Grey, pronipote di Enrico III e quarta nella linea di successione al trono dopo i cugini materni Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I, discendeva dalla Sovrana Elisabetta Woodwille per parte paterna e materna, poiché il bisnonno paterno era Thomas Grey figlio di primo letto di Elisabetta Woodville e la bisnonna materna era Elizabeth York, figlia di Elisabetta Woodville e di Edoardo IV.

Fin dall’infanzia Jane fu al centro delle aspirazioni dei Genitori che ambivano a vederla al trono.

Nel 1546, pertanto, la vollero Dama di compagnia di Caterina Parr sesta moglie di Enrico VIII che l’anno dopo si spense lasciando la corona ad Edoardo VI, mentre la vedova sposava il Lord Ammiraglio Sir Thomas Seymour.

Dodicenne, nel 1548 fu preda dell’avidità di Costui che intendeva sostituirsi al Consigliere del Re.

Di malferma salute e di confessione fermamente anglicana, per evitare contrapposizioni fra Cattolici e Protestanti Edoardo VI voleva escludere dalla successione le sorellastre Maria, figlia della bigotta Caterina d’Aragona, ed Elizabeth, figlia di Anna Bolena.

Seymour colse l’occasione per chiedere ad Henry Gray l’affidamento dell’adolescente Jane e per fomentare l’opposizione che scalzasse il Lord Governatore il quale, a sua volta, persuase il Re a cambiare testamento in favore del ramo familiare Brandon e pianificò le nozze del proprio figlio Guildford con Jane: la giovane e inesperta coppia gli avrebbe fornito il pretesto per governare.

Jane fu trasferita a Whitehall ma le manovre di Thomas non passarono inosservate: nel 1548 fu arrestato mentre di notte tentava di entrare armato nella camera del Re.

Le sue intenzioni non furono mai chiarite: forse mirava ad eliminarlo e a sposare Elizabeth, a lungo fu sospettata di complicità.

Fu condannato a morte per tradimento e cospirazione e la condanna fu eseguita nel 1549.

Jane fu riportata a casa in attesa delle nozze con Guildford.

Il rito fu officiato nel maggio del 1553, ma il matrimonio fu consumato soltanto un mese dopo e, in seguito, non divisero mai più il talamo.

Intanto, le condizioni di salute di Edoardo VI peggiorarono.

Egli si spense il 6 luglio dopo aver posto fra le clausole testamentarie di carattere successorio il nome degli …eredi maschi di Lady Jane Grey ed anche lei

Il 9 successivo, convocata dal Suocero, la giovane Aristocratica fu messa al corrente del suo destino da Regnante e il giorno dopo fece il suo ingresso nella Torre di Londra per essere incoronata Sovrana dell’Inghilterra.

Nel frattempo nel Norfolk Mary Tudor aveva cominciato a raccogliere Sostenitori per rivendicare la tiara: anche se il Fratellastro l’aveva esclusa dalla successione, ella esercitava il suo diritto di Erede legittima.

Sfruttando le conoscenze e l’affetto che il Popolo le mostrava, in pochi giorni riunì un esercito attraverso una rete di alleanze cattoliche e protestanti.

Jane, da parte sua, in un primo momento declinò l’incarico: a suo avviso cingere la corona era un privilegio sancito per Maria nel testamento paterno.

Tuttavia il suocero Sir John Dudley, la persuase a tutela della fede anglicana: Maria era cattolica!

Jane accettò.

Lo stesso giorno della sua incoronazione le pervenne un dispaccio firmato dalla cugina che le intimava la rinuncia e minacciava di scatenare una guerra e di sfidare il Privy Council.

La giovanissima Grey mostrò fermo decisionismo cominciando col confermare al coniuge il titolo di Duca, ma non di Re.

Questo atto segnò la sua partecipazione alla guerra.

In una manciata di ore occupò il ruolo di Leader e di Regina, malgrado i Sudditi dichiarassero Maria legittima Sovrana.

La battaglia tra le due fu basata sulle capacità organizzative, sulla velocità e sul consenso popolare: Jane Grey come Sovrana di Londra aveva il sostegno del Governo e le armi, ma Mary Tudor godeva dell’appoggio delle Comunità locali.

Il Northumberland fu determinante nell’orientare l’ago della bilancia: pur essendo un valido Stratega era assai inviso in Inghilterra e, pertanto, il fronte di opposizione a Jane si consolidò e il Privy Council assunse una posizione di ambiguità e di incerta fedeltà nei confronti di una asserita Usurpatrice.

La sorte volse a favore di Mary nella battaglia di Cambridge.

Il 19 luglio alla notizia della sconfitta, il Privy Council chiese il perdono di Mary; la designò Regina e destituì Jane.

Northumberland fu immediatamente arrestato e condannato per alto tradimento.

Incolpando il Consuocero, Frances Brandon riuscì ad ottenere il perdono per il Marito ma non per la figlia alla quale Mary Tudor, non incline a spargimenti di sangue, comminò l’arresto col coniuge che fece giustiziare.

Jane visse mesi nella tetra Torre di Londra, in attesa del giudizio.

Si presentò dignitosamente al Tribunale e, sebbene questo fosse orientato ad irrogarle la pena di morte, la Sovrana si mostrò restia: ella era parte della famiglia ed era comunque più prudente iniziare il mandato con un atto di misericordiosa pragmaticità.

Dunque: offrì a Jane il perdono, se si fosse convertita al Cattolicesimo.

Il rifiuto fu deciso: dalla prigionia ella scrisse lettere scardinanti i dogmi romani sicché, dopo otto mesi di detenzione, Mary firmò la condanna a morte.

L’esecuzione avvenne il 12 febbraio del 1554.

Quando salì sul patibolo, vestita di nero; accompagnata da due mani e con il libro delle preghiere fra le mani, si proclamò innocente e chiese perdono per l’offesa arrecata alla Corona e quando la bendarono, non riuscì a trovare il verso sul quale appoggiare il capo, suscitando lo strazio della gente al punto che il Decano della cattedrale di San Paolo John Feckenham, col quale ella si era in carcere confrontata sulla fede riformata, la guidò verso la parte giusta del ceppo.

Le sue spoglie furono inumate in una tomba anonima.

Poi nel 1876, su iniziativa della Regina Vittoria, furono trasferite nella cappella reale della chiesa di San Pietro ad Vincula accanto a quelle di Anna Boleyn e Caterina Howard.

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